Nike Missile

Tactical Firing del sistema SPADA

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Rocca di Sparviero
view post Posted on 28/11/2011, 11:20 by: Rocca di Sparviero
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CITAZIONE (fafo83 @ 27/11/2011, 22:48) 
quello dei tempi di risposta da parte della ditta è un altro difetto che ho avuto modo di verificare personalmente quando lavoravo con i ragazzi del 2rmm (con i quali ho avuto una bellissima esperienza)... cmq tranquillo perché ogni commento è ben accetto anche perché in questa sede nn rappresentò la ditta ma in semplice appassionato

Ieri sera, prima del tuo inserimento, ho tagliato una parte del mio intervento perchè l'argomento non poteva essere liquidato con una frasetta prima di andare a letto.

L'industria missilistica italiana degli anni '70-'80 certo non era all'altezza di sfornare un sistema missilistico complesso in tempistiche e modalità paragonabili a quelle degli USA. Per lo più fino ad allora aveva lavorato su produzioni dedicate alla Marina. La difesa aerea a corto-medio raggio di una nave, di per sè obiettivo mobile, non eccessivamente grande, isolato o inserito in una flotta, non è certo quella di una grande base aerea (pensiamo alle grandi estensioni di Ghedi o di Amendola) inchiodata sulla superficie terrestre. La nave è un obiettivo puntiforme a confronto di una Base dove gli obiettivi paganti sono tanti - pensiamo alla dispersione degli Shelter, alle piste di volo lunghe tre km con i loro raccordi, ai depositi carburanti, ecc.- aggingiamo il mascheramento causato dal tereno circostante che non è l'orizzonte marino. Questo stato di cose faceva sì che la minaccia aerea portata contro una nave richiedesse un minor numero di aerei attaccanti rispetto a quanto ne servissero per la saturazione e neutralizzazione di un aeroporto.

Quindi tutto diverso: dalla minaccia, alle condizioni orografiche, alle estensioni da difendere. Pertanto, nel caso della nave, un sistema che potesse sparare un paio di missilotti in rapida successione a debita distanza era ritenuto sufficiente (almeno fino all'arrivo degli ARM Stand-off). L'AM (chiamiamola così come si chiama, e non AMI) e tutte le altre Aeronautiche invece avevano dei requisiti del tutto opposti, come abbiamo visto. Le altre nazioni, come al solito, si erano mosse con anticipo e stavano sviluppando dei sistemi missilistici a breve raggio dedicati alla difesa delle installazioni. Avevano adottato il concetto di un sistema leggero, tatticamente mobile, che a fronte di una necessaria riduzione delle misure del missile, che quindi comportavano raggi di intervento ridotti, avrebbe visto le batterie schierate fuori dagli aeroporti a distantza tale da fermare comunque le penetrazioni degli aerei attaccanti in tempo utile (vedi rapier e roland). La mobilità tattica avrebbe compensato la sopravvivenza degli addetti che si trovavano ad operare all'aperto, assumendo che l'ambiente circostante fosse sicuro.

La nostra Aeronautica, invece, adottò la filosofia di schierare i sistemi missilistici di difesa all'interno delle Basi. Questo voleva dire disporre di un sistema più pesante perchè il missile doveva arrivare più lontano (allora si parlava di una distanza di sicurezza sulle 5 NM, poi ampliate (indovinate da chi :P ) ad 8 con l'arrivo dei primi Stand-off). Ma schierare un sistema missilistico all'interno di un aeroporto non è cosa da poco. Innanzi tutto si doveva già pensare che i cavi proprio non dovevano esistere! Collegare tre sezioni di fuoco ed un IFC poste ad un paio di km l'una dall'altra ed all'interno di una area altamente urbanizzata come è quella di un aeroporto è qualcosa che sa di "incompetenza" di chi lo ha pensato. Altri problemi derivarono dal mascheramento. Dove metto un radar che per forza deve vedere il più lontano possibile? ma per terra cari signori! e possibilmente accanto all'enorme hangar della manutenzione degli aerei, o di fronte ad uno Shelter, magari accanto alla torre di controllo! D'altronde non c'era altra soluzione in un ambiente già saturo di costruzioni. Così, dopo alcuni anni di pura sofferenza e di continue dimostrazioni pratiche condotte con attacchi di saturazione (e con una sfilza di Unsatisfactory vergata sulle spalle di quelle povere crew), si arrivò a mettere la doppia antenna, richiamata da fafo83, posta su un alto traliccio che svettasse sopra gli edifici (che per fortuna nelle basi aeree non sono tanto alti per ovvi motivi), ma i cavi rimasero uh.. se rimasero!

Di chi fu la colpa? Dell'industria nazionale che voleva piazzare un prodotto così come lo aveva pronto (essenzialmente studiato per la Marina) o dell'AM che non si mise a tavolino "a pensare" prima di firmare il contratto? Penso di tutte e due, ed anche in egual misura.
 
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