| ||
e' una lettura accattivante ma sostanzialmente infondata: e' assolutamente vero che i numeri (quantita' di assetti) era enormemente a favore degli ipotetici attaccanti, ma immaginare che nella notte, senza guida-caccia (i radar dell'est non avevano copertura a bassa quota sull'Italia) Mig23 o Mig21 potessero attaccare in operazioni "autonome" velivoli italiani e' pura teoria.
E' probabilmente vero che alcuni Tu22 Blinder in funzione anti-radar (con disturbatori radar e missili anti-radar) avrebbero coperto un'ondata o piu' di attaccanti a bassa e media quota, ma di giorno e senza una scorta veramente effettiva. Inoltre i piloti non avevano un allenamento specifico a operazioni complesse coordinate, se non per il mero fatto di operare in grandi numeri ma senza la neccessaria flessibilita' Riassumendo, sarebbe stata una lotta fra quantita' in attacco e qualita' in difesa, sostanzialmente diurna e con attacchi numerosi ma poco precisi; il vero dilemma e' immaginare se la catena di comando e controllo avrebbe retto in maniera ordinata alla moltitudine di attacchi concentrati in tempo e spazio. Temo che il caos su "chi fa cosa" ci sarebbe stato....bisogna capire se dall'altra parte avevano numeri cosi' grandi da coprire la loro cronica mancanza di precisione e addestramento adeguato; serve a poco sganciare dieci bombe se cadono tutte piu' o meno fuori bersaglio (lezione yom-kippur: gli egiziani attaccarono di sorpresa ed in massa, ma non fermarono mai la difesa aerea israeliana, che reagi'.... su internet si trovano decine di racconti di piloti israeliani che decollavano sotto le bombe egiziani, quasi tutte fuori bersaglio, mentre nel 1967 gli attacchi israeliani decimarono l'aviazione egiziana al suolo in poche ore) |