CITAZIONE (fabiano.boz @ 9/1/2009, 12:08)
Certo che mi viene una domanda vedendo e frequentando questi luoghi come è stato possibile costruire basi in zone montane non capendo la difficoltà logistica.Basta pensare al 66° per capire la questione.
Caro Fabiano, apri un argomento di difficile dibattito. Provo a darti una risposta "semplice". Lo schieramento delle basi fu deciso a fine anni '50 in piena Guerra Fredda, secondo i precetti della dottrina nucleare americana chiamata "risposta flessibile" ad un eventuale attacco nucleare dell'URSS (da non confondere con la moderna Russia). Questi i presupposti:
1. Il sistema missilistico "Nike" (Hercules era solo il nome del missile in sè) fu studiato e sviluppato negli anni '50 sulla scorta delle esperienze di guerra aerea della 2^ Guerra mondiale. Tutti sappiamo dei bombardamenti a tappeto sulle città avversarie portati, da una parte e dall'altra, da immense formazioni di bombardieri. Inoltre, i due negletti attacchi nucleari sul Giappone dimostrarono che anche un solo aereo di grande dimensioni poteva fare danni enormi. Quindi bisognava contrastare questi due tipi di minaccia aerea.
2. Per la difesa serviva perciò un "vettore" che portasse un consistente quantitativo di esplosivo a grande distanza ed alta quota, dove cioè volavano le presunte formazioni avversarie o il singolo grande bombardiere nucleare. Il vettore non poteva essere altro che un missile di grande dimensioni che mantenuto in prontezza per il lancio, arrivasse in pochissimo tempo nel cuore della formazione e la scompaginasse, oppure che riuscisse ad intercettare con elevata precisione il singolo bombardiere ad alta quota e ancora molto distante.
3. Nel campo terrestre, a quei tempi la dottrina di difesa nazionale italiana prevedeva un attacco dell'URSS attraverso la famosa "soglia di Gorizia" per poi penetrare nella pianura padano-veneta. Più o meno quello che successe a... Caporetto nel 1917! Si riteneva che lo sfondamento di Gorizia sarebbe stato preceduto da intensi bombardamenti sulle nostre retrovie, quindi sulla pianura padano-veneta.
Pertanto fu deciso in quegli anni di schierare i sistemi Nike (ben 12 batterie) in modo di formare una sorta di anello che circondasse il cuore della pianura, quindi da Montichiari (Brescia) fino al Tagliamento (Cordovado). Ma c'era il problema delle Alpi. Come sappiamo, le onde emesse da qualsiasi radar si propagano in linea retta, quindi i radar delle batterie schierate nella pianura non potevano vedere oltre il bordo superiore delle montagne che circondano la stessa pianura. Fu così deciso, per poter vedere con i radar "oltre le Alpi" di posizionare alcune batterie sulla cima dei monti Calvarina, Toraro, Grappa e Pizzoc. Questa scelta, dettata da un concetto puramente operativo, si scontrò subito contro le difficoltà logistiche di mantenere operative le basi (non solo VAM, ma pezzi di ricambio, personale per i turni, mense, strade, ecc). I costi furono talmente alti che alla fine degli anni '70, essendo scomparse dagli scenari le grandi formazioni di bombardieri tipo 2^ GM, le basi di montagna, ad eccezione di Calvarina, furono chiuse.
Dubbi? Domande?