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| Girovagando per Dobbiaco mi sono imbattuto in un singolare museo, calca le orme di Base Tuono. Questo Bunker è stato utilizzato nella guerra fredda fino al 1993. Dal sito www.bunkermuseum.net... LA GUERRA FREDDA La fine della Seconda Guerra Mondiale purtroppo non restituì la pace al mondo intero. Al contrario, la contrapposizione tra Est e Ovest aveva portato alla cosiddetta Guerra fredda, una situazione prebellica permanente. La NATO e il Patto di Varsavia si spiavano reciprocamente con diffidenza e più di una volta il mondo si trovò in bilico sull’abisso di una terza guerra mondiale. Per questo motivo, a partire dalla metà degli anni 50, l’esercito italiano procedette al completamento e alla sistemazione dei bunker del vallo alpino. Infatti, in quegli anni la Val Pusteria costituiva per i sovietici e i loro alleati una delle poche vie praticabili attraverso le Alpi per raggiungere la pianura dell’Italia settentrionale. In caso di conflitto la Val Pusteria rischiava di essere attraversata da migliaia di carri armati e da centinaia di migliaia di soldati. I missili a corto raggio americani posizionati a Sciaves, nei pressi di Bressanone, avrebbero potuto scatenare l’apocalisse nucleare, qualora non fosse stato possibile arrestare un’eventuale invasione da est: l’Alta Pusteria rischiava di diventare il bersaglio delle testate nucleari della NATO. Vigeva pertanto la massima segretezza sui bunker. Al di fuori dei paesi di San Candido e Dobbiaco era severamente proibito scattare foto e fare riprese. Un “selfie” lungo la pista ciclabile? Impensabile a quei tempi. In effetti, le intense attività di spionaggio si protrassero fino agli anni 80, come emerge dai fascicoli della STASI. Con la caduta del Muro di Berlino terminò anche la Guerra fredda e così pure i bunker divennero irrilevanti.
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